L’eternità è prerogativa dell’infanzia.
Come l’Amore. Quanta eternità era CERTA nei nostri amori infantili? Amai follemente un maschio e giurai sposarlo, poi... Finimmo l’asilo e lui si trasferì... Oh, Poerio Paolo, quanto strazio nel
mio cardio [e spero non mi denuncerai per questa
compromettente dichiarazione, ma ricordo il Tuo nome e il Tuo viso dopo ANNI TRENTA che le nostre pupille non s’incrociano, pur essendo immemore di chi scopai l’altrieri...].
Similmente: Dama ama il Duca [‘Guguri grande D!] da sempre e nel per sempre;
FANATICA convinta come solo l’Anima cucciola può essere [inutile storciate le bocche: perfino Tu, Tu che leggi
LiveUs, per quanto cresciuto e per quanto cinico... Avrai un MITO, anche se lo rinneghi perché – probabilmente – non è morto; non ancora].
Premessa la premessa – ché CHIUNQUE mi chiese articolo per onorare il Duca, banalmente... Cosa stratocazzo Vi debbo scrivere? Il Duca è il Duca. Amato da tutti, Metallari inclusi [se curiosate sapere IL MOTIVO, riascoltate i Metallica].
Il Duca è «uno dei due» che non sia debitore di Alice Cooper [avete mai letto le biografie di zio Vincent? Dichiara avere «inventato tutti» e tutto – al punto che perfino Pippo Baudo inventò
l’inventare un personaggio copiando Nume Furnier...]. Basta? Con tutto il rispetto per i FAN dello Spider... Mi risulta: esista una specie di
RAGNO che onora il Duca e non Alice...
Il Duca è il Duca. Punto.
E il Boss di LiveUs mi permise scrivere articolo delirante – partendo dal MITO e dalla MITOLOGIA...
Il sito ufficiale del Duca [in lontane primavere che solo chi scrive e pochi altri ricordano] presentava nell’
indirizzo url fastidiosi cuoricini
alla Genovatune [ecchet’incazzi col webmaster del Duca? Eddaje!], ma non è questo il punto, non è questo il nodo gordiano.
Il nodo è un nodo di
Schrödinger!
Gli internauti sono dementi vivi o dementi morti? Finché il pixel di Pandora restò chiuso «non era dato saperlo»...
Ora [cito e riporto da «
L’Huffington Post»] il Teatro dell’Assurdo è masturbazione paradossalmente palese:
«Altro che impronta digitale, riconoscimento facciale e codici cifrati: per accedere al sistema operativo del proprio smartphone in futuro potrebbe essere sufficiente mandar giù una pillola, peraltro già approvata dalla Food and drug administration, l'ente statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, con un chip al suo interno.
Una pillola come tante altre, verrebbe da dire a prima vista. Solo che una volta ingerita trasforma il corpo della persona che l'ha ingoiata in una password vivente. La capsula, entrando in contatto con i succhi gastrici, si attiva e inizia a emettere un segnale che viene riconosciuto dai dispositivi situati intorno all'utente, autorizzandone così l'uso da parte del proprietario. Dai test condotti in laboratorio la pasticca sembrerebbe priva di effetti nocivi per l'uomo.
Il concetto tradizionale di password, insomma, rischia di avere le ore contate. Prodotta dalla Proteus digital health, società specializzata nel trovare soluzioni ad alto tasso tecnologico per il sistema sanitario, la pillola farebbe gola a Motorola, quindi a Google. Il colosso dei cellulari, ora in mano al motore di ricerca, da quanto emerso nel corso della conferenza D11 che si è appena svolta in California starebbe sperimentando sistemi alternativi in grado di rivoluzionare le modalità di accesso agli smartphone. E la capsula hi-tech è uno di questi.
«Mentre il mondo dei computer in questi anni non ha mai smesso di evolvere, i sistemi di autenticazione sono rimasti fermi alle password classiche», ha esordito Regina Dugan, Senior vice president di Motorola Mobility. Che in passato ha diretto la Darpa, la Defense advanced research projects agency del Pentagono, responsabile dello sviluppo dei progetti di ricerca avanzata per la difesa. «Oggi Motorola», ha proseguito, «sta lavorando a una serie di opzioni in grado di aumentare i livelli di protezione ma anche di sveltire le procedure di entrata».
Opzioni che potrebbero arrivare sul mercato in tempi brevi: oggi le password mostrano segni di cedimento allarmanti. In un esperimento condotto dal sito americano Ars Technica è stato chiesto ad esempio a una squadra di hacker di provare a scassinare oltre 16mila parole segrete: quasi 15mila quelle infrante alla fine dai pirati digitali ingaggiati per eseguire il test. Ecco perché la pillola tecnologica potrebbe diventare a breve una soluzione di largo consumo. Non per forza solo e esclusivamente in ambito smartphone.
Ma l'obbiettivo è anche di velocizzare l'apertura dei cancelli virtuali. «In media agli utenti viene richiesto di digitare una password 39 volte al giorno e per farlo spendono circa 2,3 secondi a operazione», ha sottolineato l'ex responsabile del Pentagono. Per questo Motorola starebbe pensando, oltre alla pillola digitale, anche a dei tatuaggi elettronici grazie ai quali sarà possibile accedere automaticamente al proprio cellulare».
Ora che siamo così passivi e passivanti [esiste un FILO LOGICO, giuro!] da spendere soldi e tempo per inventare una PILLOLA al fine di ricordare
quattro password in croce...
Non credete il Duca avesse ORACOLARMENTE ragione quando cantava di Ziggy smembrato ed usato dagli alieni?
L’amarezza è:
gli alienati – hic sunt monstra – siamo noi...