Borberock 2010
Caldo.
Tremendamente caldo.
Il raggi del sole arrivano diretti e implacabili sulle sponde del fiume Borbera, e privano del fiato tutte le anime che si sono raccolte per questi tre giorni di musica dal vivo. Il Borberock è oramai un appuntamento fisso per tanti padiglioni auricolari desiderosi di note e pace, per tanti occhi che si danno appuntamento ogni anno in questo preciso luogo per poter assistere ad una sana dose della loro droga preferita: il rock, in tutte le sue sfumature. C'è chi preferisce accamparsi anche per la notte nell'apposita area adibita al campeggio, e chi fa avanti e indietro dalla propria casa per poter godere degli agi della vita normale, consapevoli che quest'anno il caldo rende difficile anche soltanto respirare, dopo un paio di ore trascorse sotto questo sole abbagliante. Le poche anime che resistono in loco non possono fare altro che cercar rifugio in un prolungato bagno pomeridiano nel fiume poco distante, aspettando con ansia che le ombre arrivino a calcare quel prato reso praticabile da un gruppo di ragazzi che credono saldamente in quello che fanno, e vogliono condividerlo con tutti gli altri presenti. Un gruppo di ragazzi affiatati e spettacolari, che riescono ad infondere la loro passione in quello che fanno e in coloro che usufruiscono dei loro servigi. Sì: servigi. E quando lo spirito di creare riesce a muovere le azioni delle persone, il risultato è un qualcosa che si ferma in modo indissolubile nella mente e nel cuore.
Gli animi sono ancora ebbri dell'afa e delle magliette inumidite dal sudore pomeridiano, quando il rock melodico e dalle strofe immediate dei
Pakura Klimt squarciano il silenzio della valle, seguito dalle sonorità psichedeliche dei
Fungus, ancora freschi di uno splendido nuovo disco, e dal metal dei
Proud of That. La calura del 16 luglio ha finalmente lasciato il posto ai colori della notte, e si comincia finalmente a respirare un po' di fresco. Segue lo stoner dei
Gandhi's Gunn e il rock maturo dei
Passover, due gruppi oramai collaudati dalle molte esibizioni live che non faticano ad esprimere tutta la loro musica convolgendo i presenti al ritmo delle loro canzoni. La serata si chiude quindi con lo show intimo e ricercato dei
Vanessa Van Basten, combo sottovalutata in patria ma che riesce a ragione a ricevere i giusti meriti semplicemente uscendo dalla natìa Genova.
Caldo.
La serata successiva si apre con le scanzonate musiche dei demenziali
Roipnol, seguiti dai melodici
Eva! capitanati dall'ottima vocalist accompagnata per l'occasione da una seconda voce, anch'essa femminile. E' quindi la volta degli scanzonati
Fetish Calaveras, convincenti e coinvolgenti al punto giusto con il loro surf rock con pennellate dai colori punk, tallonati dal rock acido e pieno degli alessandrini
HattoriHanzo. La conclusione di tutto spetta a
Piotta, famigerato rapper romano che è la vera e propria rivelazione a sorpresa del festival: accompagnato da musicisti degni di tal nome, spazia letteralmente tra i generi proposti, dipanando quindi ballate dal gusto punk alternate a passaggi più puramente ska e rock, forte dell'avere un pubblico che conosce con esattezza ogni sua canzone e che canta con lui ogni ritornello, creando un vero e proprio mare in piena di mani che si sollevano al cielo e di teste che ondeggiano calorose.
Tremendamente caldo.
Il 18 luglio inizia invece soffusamente con i locali
Kahuna, seguiti a ruota dai più ricercati
Supernova Kitchen, su cui poggiano le ombre degli americani Savatage, e dai genovesi
The Big White Rabbit, capitanati dalla profonda e calda voce di Max Sobrero a cui spetta il compito di mettere insieme tutti i dolori dell'animo trasfusi in musica. Il metal sfumato e aggressivo dei
The Inspector scalcia quindi via il velo di tristezza che aleggiava nell'aria, per poi cedere il posto al punk irriverente dei
Fratelli Calafuria, forse il momento più debole di tutte le serate, ma la stanchezza oramai impedisce di tenere le opportune e dovute proporzioni.
Gli applausi si sprecano e le strette di mano si susseguono senza sosta, testimonianza fisica e corporea di un'atmosfera unica che anche nel 2010 si è venuta a creare in quest'oasi celata a pochi passi da Vignole Borbera. I banchetti presenti hanno contribuito a rendere ancora più festosa l'atmosfera di calore umano e di musica condivisa, e LiveUs non può che essere onorato e felice di essere stato testimone di questo piccolo miracolo nascosto sotto le case di Castel Ratti. L'estate non sarebbe la stessa senza la musica dal vivo, e la musica dal vivo non sarebbe la stessa se non vi fosse il Borberock.
Caldo?
Tremendamente caldo?
Non importa. Quello che importa è che lo show continui, ed è bello sapere che esistono ancora persone che fanno sì che tutto questo continui ad accadere. Quando un fiume di parole non basterebbe a rendere sufficiente merito, è con uno spartito musicale che tutto si risolve. Grazie, ora e ancora, a tutti i.