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Giovedì 30 Luglio 2015
VIA COL TEMPO: JOHN KILLERBOB E I KILLERS LODGE
«Dall'uomo all'uomo vero, il cammino passa attraverso l'uomo folle»
[Michel Foucault]


«Io odio le interviste». Fine dell’articolo. [Pur credendo sarebbe stato il mio pezzo migliore, essendo l’umanità musicale seconda sola all’umanità poetica per senso dell’umorismo, dovrò inventarmi qualcosa per non essere uccisa a colpi di Ibanez e consegnare frammenti di John KillerBob].

«I hear words without languange, an obstinate murmuring
an idiom speaking on its own, without speakers or listeners»

E tanto basta – a chi scrive – per abitare Inefficiency e ribadire intero Unnecessary I dei Killers Lodge sia tutto fuorché superfluo. Recensione classica proseguirebbe con abusato formulario: un disco necessario, essenziale, per voluta litote autoriale; un album apprezzato non solo da Metallari e Rocker puri influenzato da papà Lemmy e blabla blabla... E poi? Concertiamo seppuku di massa con l’alabarda spaziale di Actarus per la noia.
Abbiamo un John KillerBob – benché riottoso – usiamolo!
Comodo sarebbe sfangarsela con paraculata da mestierante esaurito quale «presenta Unnecessary I e i Killers Lodge», ma il rischio sarebbe certezza e, El Sargento, risponderebbe: «ascoltino cd e vengano ai concerti».
Per rispetto professionale e conclamato terrore, tenterò approccio clinico chiedendo a John riempire gli spazi [hai scritto e cantato Tu «we make room for wonder» quindi non protestare] delle emozioni primarie che coagulano il Suo percorso artistico.
Un-Due-Tré: Tana per gli Assassini!


LA RABBIA E LA PAURA

Ho scritto che facciamo posto allo stupore ma anche che facciamo posto al vuoto! Scherzi a parte, via col tempo: la rabbia è la reazione ad una presa di coscienza nei confronti di qualcosa che ci importuna, ci sopprime, ci toglie la libertà. È l'emozione fondamentale dalla quale nasce la musica Rock e di conseguenza l'Heavy Metal; un movimento di protesta e di ribellione, l’espressione di quel malcontento che è la base del progresso. E da tutto questo provengono i Killers Lodge: al momento di comporre i brani di “Unnecessary I” ho dato precedenza alla rabbia e ne sono scaturite 10 tracce che sono uno sfogo nei confronti delle frustrazioni imposte dal ritmo di vita che ci soggioga.
Al contrario, la paura è l'istino animale primordiale, quello che incoscientemente consente la sopravvivenza della specie e ci difende dalle situazioni di pericolo; beh questa la lascio a chi si mette sul nostro cammino e con nostro intendo tutte le teste di metallo del mondo, perché il battito dei nostri cuori riempirà il cielo come un tuono e anche gli dei tremeranno al sentirlo! Proprio come dei veri Klingon.


LA TRISTEZZA E LA GIOIA

A sentire la parola «tristezza» non posso fare a meno di pensare a quante volte mi sia sentito e mi senta amareggiato per il comportamento squallido e indegno di molte persone, siano grandi “leader” o gente comune, omuncoli corrotti che pensano solo alle proprie fauci a discapito della comunità, esseri senza onore che meritano solo di essere schiacciati dalla forza del Metallo! E ne ho parlato e cantato in “The Grudge” e in “Bow and Scrape”: uno sfogo contro il tentativo di farci condurre l’esistenza strisciando silenziosi.
Ma «la vita è un brutto quarto d'ora composto da momenti squisiti» di gioia che poi non è altro che il compimento dei nostri desideri: per questo “Who we are” è dedicata a tutte le persone grandiose che mi hanno reso felice e con cui ho avuto l'onore di condividere il palco in tanti anni. Tutte persone con un'unica grande passione: la musica e la forza che porta con sé. Persone che sanno ciò che vogliono e chi sono, che portano le ferite dei loro sacrifici ma ancora hanno fiato per urlare al mondo la loro gioia.


LA SORPRESA E L’ATTESA

Tornando con i piedi per terra, sono stato sorpreso da come questa cosa dei Killers Lodge si sia sviluppata. Siamo partiti dal nulla con Machete, sono arrivate le prime canzoni, le prime esibizioni, le prime delusioni quando LJ Dusk ci ha lasciato (detto così sembra sia morto. No, sta bene! Saluto a casa). Poi l'arrivo di quel pazzo di Olly Razorback e la registrazione dell'album tutto fatto in casa, che non sai mai cosa esce fuori; i primi riscontri critici entusiasti e tutti gli altri ancora più positivi, tutti guadagnati con il nostro sangue e con le lingue che ancora non sono marroni, e soprattutto senza ungere alcuna ruota di questo meccanismo perverso. E seguono altri concerti in giro per l'Italia dove ogni volta c'era qualcuno in più, ogni volta la gente pogava sempre di più e ogni volta qualcuno tornava a casa in ambulanza.
E ora attendiamo il seguito.


IL DISGUSTO E L’ACCETTAZIONE

Due parole che non dovrebbero mai stare nella stessa frase. Accettare ciò che ci disgusta è segno di sconfitta. E tante volte mi sono dato per spacciato: quando ho lasciato i Necrodeath, quando si sono sciolti i Raza De Odio e non ultima quando, a malincuore, ho deciso di lasciare i Cadaveria, ma è durato un attimo. Grazie a tutto il calore che ho ricevuto dagli amici e dalle persone che mi seguono, i cosiddetti fan(atici) – che poi però sembri una bestia di satana – mi sono sempre rialzato ed ho sempre trovato il modo di ritagliarmi uno spazietto, magari sempre più piccolo ma a testa alta e senza rimpianti, con dignità. Questa fottuta dignità e mi disgusta che sembri non contare più un beneamato. E attenzione perché io sono uno che al sabato la dignità la perde già all'ora dell'aperitivo, ma se pensate questo stiamo parlando di due dignità diverse, e l'accetto.

[JKB]



NOTA [DI COLORE]: l’Autore Daino – notoriamente privo di furbizia perché quando la distribuirono era impegnato a bere o a pestare una mignatta popoetica a caso – tradusse Inefficiency con ardore borchiato PRIMA di accorgersi che il buon John KillerBob avesse inserito versione italiana nel video ufficiale del singolo. Secondo Voi, geniali Lettori, il buon John KillerBob avvertì povero Daino ingenuo? No! Quel fetente del buon John KillerBob attese io terminassi tradurlo. Inutile lamentarsi, poi, se luogo comune vuole i Metallari «cattivi cattivoni cattivissimi», oh!


Inettitudine

Sento parole e senza la Lingua
è il basso continuo del borborigmo:
un idioma che si parla addosso,

senza oratori e senza spettatori.

Io so quanto basta per dirvi
dell’inazione – la stranezza
impedisce l’integrazione.

La mia perizia mi permette
definirvi: siete veleno
e mostrandomi superiore
sono costretto ad agire.

Ed io di voi farò naufragio
in un concerto senza verbo
tornerete senza clamore
al silenzio che vi sistema.

Senza radici senza scheletri
diamo spazio al vuoto.
Votati alla ragione,
diamo spazio allo spazio.

Sagome tratte nel triste grigio
di una materia monotona
diamo spazio alla meraviglia.
Senza pari, noi senza cloni,

al nulla – poi, faremo posto.




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